Nell’anno 1228 questo nostro antico concittadino divenne Podestà di Reggio. Egli ordinò i documenti più importanti di questo Comune, tenendo presenti come norma direttiva, i nuovi diritti civici decretati nel trattato di pace di Costanza.
Il registro compilato dal Notaio Ugolino da Correggio, dietro designazione di Roberto del Gesso e Giovanni de’ Mandra, inizia nel 962 e prosegue fino al 1270.
Meno d’un secolo dopo, un suo discendente, Guido da Cavriago fu invece Podestà Imperiale di Parma.

Nativo di Reggio, fu Parroco di San Terenziano dal 28 settembre 1467 fino a quando, dieci anni dopo, diventò vescovo di Reggio Emilia.
Era stato inviato dal Duca Ercole I° come suo oratore alla corte Papale.
Fu arciprete della cattedrale di Ferrara, ebbe un priorato in Assisi e la Commenda della Abazia di Canossa. Morì il 7 gennaio 1508.

Della nobile famiglia Reggiana di questo nome; protonoratio apostolico e familiare dei Papi Giulio II e Leone X durante il ventennio in cui essi furono padroni di Reggio, tolto agli Estensi.
Stette quasi continuamente alla corte Papale e potè godere numerosi benefici ecclesiastici. Nel 1511 egli è Rettore di S. Terenziano.

Rinunciò alla Parrocchia di S. Terenziano il 29 agosto 1555 e diventò Cardinale.
Morì nel 1572.

Fu il Parroco che costruì la Chiesa Parrocchiale di S. Terenziano (1586-1630).
Nel 1619 ebbe a lamentarsi degli uomini di Pratonera che tentarono sottrarsi alla sua giurisdizione.

Nativo di Vezzano fu promosso alla prevostura di S. Terenziano in data 15-3-1744 e fu uno dei più illustri Parroci, degnamente ricordato in una epigrafe che si vede nella chiesa a lato dell’Epistolia presso l’Altare Maggiore.
Assai dotto nelle lettere greche e latine che aveva insegnato nel patrio seminario, si dedico alla predicazione diventando uno dei più celebri oratori del suo tempo, ricercato anche nelle varie città d’Italia.
Di lui restano alcuni discorsi ed operette a stampa. Nell’archivio parrocchiale si conserva (stampato nel 1771) un opuscolo dal titolo <<Ragionamento politico-morale detto nella sala del Senato della Serenissima Repubblica di Lucca il secondo sabato di quaresima dell’anno 1771 dall’Abate Don Antonio Buoncompagni di Reggio in Lombardia, Proposto di S. Terenziano in Cavriago, predicatore nella Cattedrale>>. L’opuscolo reca un manoscritto, a tergo della copertina, in cui si legge: <<Il presente predicatore del Duomo, predicando la mattina dell’8 marzo in S. Martino, venerdì Santo, quanto fu al mezzo dell’esordio di sua predica, fu colpito da accidente apoplettico…>>.
Ristabilitosi alquanto potè essere ricondotto a Cavriago dove morì il 9 agosto 1772.

Insigne letterato, nato a S. Terenziano l’8 marzo 1802 e morto a Braida il 22 luglio 1882. Di lui si conserva nell’archivio parrocchiale un volume contenente diversi lavori letterari tra cui numerosi epigrammi greci genialmente tradotti da lui in metrica latina. Insegnò lettere nel convitto di Correggio, si laureò alla Gregoriana, fu socio dell’Arcadia col nome di Silvio Nantineo. Insegnò ancora nel collegio dei Gesuiti a Reggio e nel Seminario di Marola.
Avendo egli pubblicato alcune poesie latine, esse furono così apprezzate dall’eruditi Conte Rangone Ministro della Pubblica Istruzione del Ducato Estense che costrui d’accordo col Duca Francesco IV istituì appositamente per i Tarasconi una scuola di perfezionamento agli studi letterari in Modena (1838).
Nel 1849 fu nominato Professore di Diritto Canonico all’Università di Modena, e accetto poco dopo anche di professare eloquenza e lettere greche e latine nel Liceo del Collegio dei Nobili o di S. Carlo a Modena. Fu anche Socio dell’Accademia di Scienze Lettere ed Arti di Modena, Socio Onorario dell’Accademia Ecclesiastica di S. Tommaso. Leone XIII che era stato compagno di università col Tarasconi alla Scuola del P. Perrone e del P. Patrizi, elogiò le sue versioni latine con un suo Breve del 7 settembre 1879.

Nacque a Cavriago il 26 giugno 1861. Dottore in lettere, abitò lungamente ad Ancona. Con riconosciuta competenza trattò parecchi temi letterari.
Ha pubblicato: “Rapporti del Cav. Marino col Tasso”, “Il Piano d’Italia”, “Aquilano nei manoscritti dell’Antinori”, “Un emulo dei Meli”, “La materia del Paradiso Perduto e i precursori italiani del Milton”, “Grammatica Italiana e lombarda”, “Eroine ed eroi”, ecc.

Nacque a S. Nicolò il 28 novembre 1882 e morì arcivescovo di Lanciano il 25 agosto 1945.
Dopo la sua ordinazione sacerdotale si laureò in lettere a firenze e fu insegnante nel Seminario di Reggio. Predicatore affascinante, chiaro ed efficace, fu ascoltato in molte città tra cui Modena, Milano, Piaceza, Venezia, Pesaro e Roma.
Sensibilissimo alle istanze sociali del suo momento storico in cui le lotte politiche coinvolgevano tanto spesso i principi religiosi, non risparmio nulla per combattere lealmente contro il materialismo e l’anticlericalismo imperanti; impavido sostenitore del sindacalismo cristiano, dell’amore e della collaborazione di classe, dietro le orme della Rerum Novarum. Le sue battaglie oratorie si svolsero oltre che nelle chiese, nel Consiglio Comunale di Reggio, sulle piazze, nei comizi e nei contraddittori con celebri avversari.
Nel 1921 divenne Parroco di Correggio e nel maggio 1933 Vescovo di Isernia e Venafro; successivamente fu Arcivescovo di Lanciano (1939). Egli lasciò una impronta notevole nella storia dell’Azione cattolica, della Democrazia Cristiana e del Partito Popolare, contribuendo efficacemente con la sua illuminata azione a ridestare le energie cattoliche della nostra popolazione per inserirla nel vivo delle lotte per la nascita dei tempi nuovi nella democrazia e nello sviluppo della tecnica e del pensiero.
Alla memoria del Tesauri fu concessa dal Presidente della Repubblica nel 1959 la croce di guerra al valor militare e partigiano per la Resistenza.

Fu uno dei Sindaci si Cavriago più attivi e più ricordati. Una lapide marmorea, posta sotto il porticato d’ingresso al Municipio, ne celebra le benemerenze.
Della sue attività, onesta e umanitaria, fanno testimonianza numerose opere pubbliche che egli promosse con infaticabile energia. Esponente dei primi movimenti socialisti locali, fu il primo Sindaco del Comune con un Consiglio a maggioranza Socialista.
Dopo aver sofferto la tirannide fascista, si spese in cavriago a 72 anni di età il 25 ottobre 1942.

Figlio del Farmacista di Cavriago Torquato (che era fratello dell’Arciprete di Castellarano, morto in concetto di Santità, Don Giuseppe Reverberi) e della Domenica Balzani, nacque nel nostro paese il 10-9-1892 e morì a Milano il 22-6-1954, dopo una vita dedicata interamente al servizio militare nell’esercito italiano in cui fece una carriere singolare e brillantissima.
Nella guerra del 15-18 ebbe tre medaglie d’argento e si distinse in una azione ardimentosa quando, al comando di un battaglione di Alpini, col grado di Capitano, si apri una breccia sul Monte Grappa penetrando in profondità nel dispositivo avversario e fece prigioniere tutte le truppe che resistevano nella Val Cismon. In quella fortunosa occasione ottenne l’Ordine Militare di Savoia, onorificenza ambita negli alti gradi, cosa inaudita quindi per un giovane Capitano. Ma il suo valore e la sua spericolata genialità strategica rifulsero durante l’ultimo conflitto quando, sul fronte Russo, si meritò la medaglia d’oro.
Il Generale Reverberi legò allora il suo nome e quello della sua divisione Tridentina (di cui era Cappellano colui che fu poi il Padre dei Mutilatini, Don Carlo Gnocchi) alla storica battaglia di Nikolaiewka del 26 gennaio 1943 con la quale si mise in salvo 30.000 alpini asserragliati e pressoché disarmati.

Nacque a Cavriago il 24 settembre 1896 da Pietro e Teresa Stertelli. Proveniente da famiglia di umili condizioni sentì ancora giovanissimo l’impulso a lavorare politicamente per la elevazione delle classi proletarie.
A 16 anni cominciò a diffondere e propagandare il socialismo; partecipò alla guerra del 15-18; nel 1920 viene eletto Consigliere comunale a Cavriago ed ha così occasioni frequenti di intervenire a proporre e difendere posizioni chiaramente classiste nell’ambito dell’amministrazione comunale. Delegato al congresso di Livorno del 1921 fu tra coloro che parteciparono alla fondazione del Partito Comunista Italiano. Durante il fascismo fu più volte arrestato e infine visse esule per molti anni all’estero. Continuò a svolgere lavoro di partito tra i connazionali emigranti.
Nel 1939, scatenatasi la guerra in Europa, Angelo Zanti assieme ad altri comunisti venne estradato dal Governo Francese in Italia e richiuso nelle prigioni di S. Tommaso a Reggio; condannato a 5 anni di confino fu inviato all’Isola di Ventotene. Liberato dal confino partecipò in modo attivissimo alla Lotta di Liberazione; ebbe la responsabilità di collegamento del comando Nord-Emilia e altri comandi (era detto Amos).
Il mattino del 27 novembre 1944 Amos fu arrestato insieme ad altri a Rivalta: furono tutti condannati a morte. Il 13 gennaio 1945, tra tutti solo Amos venne fucilato nel cortile della Caserma di Viale Antonio Allegri a Reggio.
A Liberazione avvenuta gli fu conferita la medaglia d’argento al valore militare alla memoria.
Progetto Angelo Zanti

Nasce a Genova nel 1913.
Canonista e romanista all’università Cattolica di Milano, dal 1942 docente di diritto ecclesiastico all’Università Statale di Modena, partecipò all’attività dei gruppi cattolici di orientamento antifascista e poi alla Resistenza come presidente del Comitato di liberazione di Reggio Emilia.
Dossetti trascorre gli anni dell’infanzia a Cavriago (RE), dove si trasferisce con la famiglia pochi mesi dopo la nascita e dove rimarrà fino al 1929, quando la famiglia si trasferirà nel capoluogo.
Impegnato fin dal 1943 nella lotta al fascismo, nel 1944 diviene prima presidente del Comitato di liberazione per la zona di Montecchio e poco dopo di Reggio Emilia come rappresentante della DC, fungendo da referente in pianura del Battaglione della Montagna. Nel 1945 si unisce a gruppi partigiani in montagna.
A fine guerra diviene vicesegretario della DC; membro dell’Assemblea Costituente, fu tra i protagonisti della Commissione dei 75 e diede un contributo essenziale alla stesura della Carta costituzionale, ed in particolare dei Principi fondamentali.
Eletto alla Camera dei Deputati nel ’48 e nuovamente vicesegretario della DC nel ’50, fu ispiratore della rivista politico-culturale Cronache sociali.
Dimessosi dalla DC nel ’51, lasciò il Parlamento nel ’52 per dedicarsi alla ricerca storico – teologica e alla fondazione a Bologna del Centro di Documentazione, che diventerà in breve tempo un istituto di prestigio internazionale. Sempre a Bologna, nel ’54, diede vita ad una comunità religiosa di tipo monastico che avrà poi per lunghi anni la sua sede principale a Monteveglio.
Per obbedienza all’arcivescovo Giacomo Lercaro nel ’56 accettò al candidatura a sindaco di Bologna, nel cui Consiglio comunale rimase fino al ’58.
Nel ’59 venne ordinato sacerdote dal cardinal Lercaro e come suo “perito” partecipò in modo significativo all’assise del Concilio Vaticano II.
Animatore e coordinatore dell’attuazione del concilio in diocesi a Bologna dal ’66 al ’68, fu anche pro-vicaro generale di Lercaro.
Dal ’68 si dedicò completamente alla guida della sua comunità religiosa, stanziatasi progressivamente in diverse sedi in Italia, Palestina e Giordania.
Nell’84 ricevette dal cardinale Biffi la “diaconia” di Monte Sole, come ministero di preghiera e di testimonianza sui luoghi dell’eccidio nazista di Marzabotto del 1944.
In occasione del 25 aprile ’94, in una lettera al Sindaco di Bologna, lanciò un pubblico appello, che riscosse vasta adesione nazionale, perché in ogni Comune si formassero dei Comitati per la difesa della Costituzione.
Don Dossetti muore il 15 dicembre del 1996 a Monteveglio.

Remo Davoli
“Cavriago: nell’occasione del centenario dell’unità d’Italia”
Edito dall’amministrazione comunale di Cavriago, 1960.